Gli impianti geotermici sono una fonte di energia rinnovabile e pulita che sfrutta il calore presente nella crosta terrestre e nel sottosuolo. L’utilizzo della risorsa geotermica dipende dalla temperatura della sorgente. Alcuni tipi di centrali sono, infatti, stati tradizionalmente sviluppati vicino alle aree vulcaniche, caratterizzate dalle elevate temperature in prossimità della superficie.
Diversamente dall’eolico e solare, che rappresentano fonti intermittenti, l’energia geotermica non dipende da condizioni meteorologiche. Non c’è, quindi, da stupirsi se sia tanto importante dal punto di vista ambientale ed economico, eppure non si sente parlare spesso di questo tipo di energia: ciò perché le fonti geotermiche sono un trend in crescita che sta avendo una forte espansione solo negli ultimi anni. Uno dei numerosi vantaggi della geotermia è che consente di trarre una grande quantità di energia pulita e rinnovabile; inoltre, grazie al progresso tecnologico e scientifico, è ora possibile limitare le emissioni di CO2 e polveri sottili rilasciate dalle centrali riducendo l’inquinamento.
AD OGNUNO IL SUO
Come già anticipato l’utilizzo di questa risorsa può dipendere dalle temperature disponibili. Per delle temperature inferiori ai 20°C le fonti sono sfruttate con l’ausilio di pompe di calore geotermiche. Tra i 20-90°C sono idonee ad operare per il teleriscaldamento, mentre con temperature superiori ai 90-100°C sono da considerare valide per la produzione di energia elettrica.
L’utilizzo più noto è, infatti, la produzione elettrica, ma gli impianti stanno occupano sempre di più uno spazio importante anche per l’applicazione termica.
NESSUNO È PERFETTO
Le critiche mosse per le centrali che utilizzano fonti geotermiche sono varie. Tra queste lo sgradevole odore rilasciato dagli impianti, che ricorda quello delle uova marce. Dagli impianti geotermici può infatti fuoriuscire un odore spiacevole causato dall’idrogeno solforato presente come traccia nei fluidi. Un inconveniente che può essere arginato grazie all’installazione di particolari impianti di abbattimento.
Un’altra critica mossa riguarda il problema paesaggistico, dovuto all’impatto anti-estetico delle centrali che presentano all’esterno un groviglio di tubature. Un problema comune anche ad altri siti industriali, che potrebbe essere risolto unendo l’approccio funzionale della centrale a quello architettonico.
Un rischio di non poco conto riguarda invece la sismicità indotta. Eloisa Di Sipio, la ricercatrice del dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, spiega infatti che “Il prelievo e/o la reiniezione di fluidi geotermici può innescare o aumentare la frequenza di eventi sismici in aree tettonicamente attive, come quelle vicine ai confini delle placche dove si trovano aree geotermiche ad alta temperatura. In queste aree, l’iniezione di fluidi tende a rilasciare lo stress tettonico accumulato.” Ma questi eventi sismici non erano abbastanza grandi e potenti da essere percepiti in superficie. Inoltre, molti progetti geotermici sono situati in aree remote e gli “studi di correlazione in aree geotermiche attive da molti decenni hanno mostrato, tuttavia, che la magnitudo degli eventi non è aumentata rispetto alla magnitudo massima registrata finora”. Un rischio che può essere anch’esso come per gli altri due, risolto monitorando con la tecnologia le zone più “stressate” localmente.
DOVE TUTTO È NATO
L’Italia è sempre stata la culla delle fonti geotermiche, il nostro Paese si colloca infatti tra i principali produttori di energia geotermica a livello europeo, con oltre 30mila impianti installati. A spiccare fra tutti è la Toscana, con altre regioni al seguito come l’Emilia Romagna, il Veneto ed alcune zone della Pianura Padana. Il primo impianto geotermico nacque, infatti, in Toscana, nella provincia di Pisa; tuttavia, nel corso degli ultimi anni stiamo perdendo questo titolo e siamo calati, nella classifica internazionale, dal quarto all’ottavo posto. Nonostante il territorio italiano sia ricco di queste risorse, la geotermia tende, infatti, a non essere sufficientemente considerata. Ad oggi essa non è ancora diventata una forma di energia rinnovabile protagonista, nonostante le grandi potenzialità che offre il nostro Paese.
“L’Italia ha delle risorse straordinarie, in Toscana soprattutto, ma in tutta la zona tirrenica. Fino a non molti anni fa era al quarto posto nella produzione mondiale, ma è rimasta ferma e ora è calata all’ottavo. Non dimentichiamo che il nostro Paese ha inventato il settore geotermoelettrico e fino alla seconda guerra mondiale eravamo gli unici a produrre energia in questo modo. Come competenze e risorse, quindi, saremmo all’avanguardia. Abbiamo una filiera industriale considerevole dedicata alla geotermia che però adesso lavora quasi sempre fuori. Non c’è uno sviluppo e non per mancanza di capacità, ma perché i progetti sono tutti fermi” – Adele Manzella, presidente dell’Ugi (Unione geotermica italiana) e prima ricercatrice al Cnr.
UNO SGUARDO AL FUTURO
In una panoramica globale i Paesi con maggior capacità geotermica totale installata sono gli USA che, nel 2010, hanno raggiunto la posizione di leader mondiali. A seguire ci sono l’Indonesia, le Filippine, la Turchia, la Nuova Zelanda, il Messico, il Kenya, l’Italia, l’Islanda e il Giappone. Tuttavia, secondo la già citata ricercatrice del dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, “al ritmo annunciato con cui l’Indonesia intende sviluppare le sue considerevoli risorse geotermiche, è possibile che superi gli Stati Uniti e diventi il leader del mercato mondiale entro il 2027”.